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Quanto è forte la nostra giustizia nella tempesta, quanto lo sono i nostri diritti fondamentali? I decenni trascorsi hanno cambiato anche la nostra struttura sociale e quella dello Stato. A chi importa ancora dei parlamenti regionali? Chi ne capisce ancora il senso? Perché bisogna andare a votare alle elezioni europee, dove non sono in gioco governanti o cariche?
Quando ci fu concesso di poter riunire la Germania, abbiamo realizzato una nostalgia. Ma preparati non lo eravamo, non eravamo all'altezza degli impegni. Oggi riconosciamo di esserci sopravvalutati: il nostro potenziale economico, la nostra capacità di giudizio, la nostra capacità amministrativa, il nostro diritto. Nessuna comunità sopravvive solo grazie al proprio passato. Nessuno Stato si giustifica da solo. Esso e tutte le sue istituzioni sono destinati a servire. Solo per questo lo Stato è nel giusto e può esercitare il diritto, che termina laddove esso conclude il suo servizio, avvenga ciò per rifiuto o per abuso, per paralisi o per fallimento. Nessuna costituzione alla lunga può essere migliore o più forte degli uomini che la rispettano, sostengono e proteggono.
Quando ho davanti a me mio padre e i suoi compagni, non penso ad allora, non penso al colpo di Stato o agli esplosivi, nemmeno m'impiglio in vecchie dittature che sono passate. Mio padre e i suoi combattenti innanzitutto erano uomini. Essi vissero, sperarono ed ebbero paura. Dubitarono e lottarono. Sbagliarono e appresero, come noi oggi speriamo, dubitiamo, temiamo, lottiamo e sbagliamo. Coloro che oggi noi onoriamo spesso avevano percorso un lungo cammino. Per me tuttavia sono dei miei simili che guardarono là dove altri volsero lo sguardo. Essi lottarono per le proprie scelte. Essi agirono dove altri si tennero in disparte. Non tennero in conto né la reputazione né la vita. Commisurarono le loro azioni alla necessità del successo, inflessibili al veritiero servizio della libertà, del diritto, della dignità umana.
Non può essere che il loro compito diventi nuovamente attuale solo nel momento in cui il paese fosse maturo per le vittorie dei tribuni del popolo, dei seduttori e dei violenti. Non a chi fu, bensì a noi e ai nostri figli è diretta la loro esortazione, l'ultima frase pronunciata con forza:
«Viva la santa Germania»
Viva!
(Traduzione di Alessandro Melazzini)